Ecco, ci siamo, riprendo il treno dopo il 1° marzo. Due mesi e mezzo.
Roba che in tempi pre-Federazione era assolutamente normale. Ma passare da oltre 3.500 km al mese a 0 fa un certo effetto.
Ho iniziato con la tranvia e già lì il senso di soffocamento era notevole. Per di più un attacco di tosse mi ha fatto sperimentare quanto sia difficile tossire e pensare di soffiarsi il naso con la mascherina su. E le mani che hanno magari toccato qua e là e … mi sono dimenticata il liquido detergente a casa.
Alla stazione, suddivisa in corsie anda-rianda, l’oasi del Freccia Club fa staccare un po’ dall’ordinario, anche se vengono subito consegnati guanti, mascherina, gel.
mi siedo al tavolo, non posso fare a meno di pensare che non è disinfettato di fresco, sto toccando dappertutto e anche se ho le mani disinfettate non so se la persona prima di me è stata altrettanto attenta. Al self service tutto è imbustato in sacchetti, persino i singoli tovaglioli. Che spreco di plastica. E poi: serve a qualcosa? Se ho le mani infette, che io tocchi il tovagliolo o la plastica che qualcuno comunque toccherà dopo di me, fa differenza?
Treno in arrivo, straniamento per le procedure di ingresso che mi costringono anche a togliere gli occhiali per la misurazione della temperatura. Sul treno (con le persone che scendono dall’entrata ma vabbè) il senso di precarietà aumenta. Il mio seggiolino non ha il paratesta, per fortuna ho portato la sciarpa (ma tutto il resto? Tavolinetto compreso? Brrr….).
Arriva il sacchetto Trenitalia: dotazione di mascherina, gel, guanti, acqua, bicchiere…. ci trattano bene.
Non sono preparata. Troppe le falle nei miei tentativi di tenermi lontana dalle fonti di contagio. Mi rendo conto che finchè si sta a casa si può riuscire a contenere, ma quando ci si muove, si prendono mezzi, ci si relaziona con gli altri è veramente molto difficile mantenere una relativa sterilizzazione.
Viaggiare con la mascherina è davvero pesante.
Fino a quando dovremo farlo?