Nella mia posta elettronica è apparso ieri uno dei tanti messaggi che di solito cestino in spam.
Questo, di richiesta soldi, l’ho cliccato per una mia curiosità personale e anche per interesse, visto che in Federazione e in Associazione la raccolta fondi è l’unica fonte di sostentamento.
Terza riga: “Dobbiamo difendere la nostra regione”. Avete presente quando sentite chiaramente il toc-toc di due sfere che colpiscono il pavimento? Oppure quando le vostre braccia si distendono lungo il corpo, dotate di vita propria ma sopratutto di una enorme pesantezza localizzata sugli estremi delle dita?
Le motivazioni per cui io dovrei donare/sostenere sono legate ad un “contro”.
Difesa. La stessa parola che viene ripetuta qualche riga sotto. Io dovrei donare, diffondere, per “difendermi”. Da chi, da cosa? Dagli “altri”. Ma come divido “noi” e gli “altri” se non capisco quali sono i valori e le idee che ciascuno propone, sostiene, alimenta? Devo “combattere” in nome di che cosa? Libertè, Egalitè, Fraternitè??
E c’è davvero bisogno di “dividersi”? Di creare categorie di buoni e cattivi? In che cosa, esattamente, questo messaggio è diverso, nella sostanza, da quello della fazione politica opposta?
Tutte domande retoriche, ovviamente; il senso di amarezza che mi danno l’appiattimento verso il basso, l’uso di cliché standardizzati, il reiterarsi di atteggiamenti di chiusura e appunto difensivi non si placa.
Sarei un po’ stufa di questo modo di fare e raccontare la politica. Modo che nei toni, nel linguaggio, nella forma rappresenta al peggio una concezione molto maschile del mondo e di come ci si rapporta l’un l’altro.
Eppure ci sono tante persone in gamba che si spendono ogni giorno per migliorare questo paese. Anche all’interno della stessa politica, incredibile a dirsi. Ma si perdono come la particella di iodio nell’acqua della pubblicità.
Cari ragazzi, non resta che sperare in voi….