Si è chiuso ieri un altro periodo della mia vita lavorativa.
Penso di aver stabilito un record: 4 uffici in due anni. Fantastico.
Dire che mi sento come una pallina nei vecchi biliardini, sballottata di qua e di là e senza fissa dimora, è forse usare un eufemismo.
E’ anche simpatico vedere come stia cominciando a diventare invisibile, mentre sulla mia testa passano decisioni che mi riguardano ma non mi coinvolgono.
Le collocazioni rispondono ad un bisogno a volte di allontanamento e altre di copertura di una necessità (contingente o meno).
Sarebbe carino poter analizzare le motivazioni di ciascuno nell’assunzione di alcune decisioni.
Continuo a pensare che non si possano sprecare risorse, specialmente nel pubblico.
Probabilmente ho troppa stima di me stessa quando invece mi mancano anche conoscenze basilari ed elementari di tutta una serie di procedure e processi.
O molto semplicemente non è questo il contesto che può valorizzare competenze e capacità.
Ho chiesto spesso di essere “sfruttata” per le competenze che ho maturato, di essere messa in condizione di poter essere di supporto e di aiuto.
Sono ancora convinta che lavorare nel settore pubblico comporti una responsabilità etica nei confronti di tutti (tutti quelli che ci pagano lo stipendio, me compresa!) che non dovrebbe essere sottovalutata ma tenuta presente in ogni azione quotidiana. Responsabilità che dovrebbe indurre a non sprecare tempo e risorse, a cercare di risolvere i problemi dei cittadini e non complicare loro la vita, a trovare soluzioni che possano far fare le cose invece che ostacoli per impedirle.
Il ruolo di un’amministrazione pubblica è quello di supportare ma anche educare la cittadinanza al rispetto delle regole. Supportare seguendo passo passo, aiutando e consigliando, stabilendo percorsi chiari e facendo passare le pratiche e non i cittadini all’interno degli uffici. Educare censurando comportamenti contro la legge, i regolamenti: poche regole chiare per tutti, chi non le rispetta crea situazioni di disuguaglianza e quindi fa un danno alla comunità.
Nel pubblico ho trovato spesso che per non censurare o riprendere la singola persona che mette in atto un comportamento scorretto, si inventano nuove regole che valgono per tutti per cercare di arginare quell’unico comportamento. Non ho ancora capito perchè, se non forse il fatto che così si evitano assunzioni di responsabilità singole su singoli fatti. Logica perversa ma tant’è.
Bene, sarà ora che vada a vestirmi per cominciare un nuovo giorno di lavoro.
Altra scrivania, altra sedia, stesso computer!
Altro giro, altra corsa, signori pagate il biglietto o scendete….
P.S: ieri le mie colleghe mi hanno sorpreso con un pensiero bellissimo: una pianta colorata e piena di vita da portare con me come loro “ricordo”.
Non si fa, di solito: si fanno regali quando si va in pensione, se nasce un nipotino, un figlio, se si cambia Amministrazione…. non se si cambia ufficio.
Questo dimostra che queste colleghe in particolare sono persone speciali. Fiera di aver fatto un pezzetto di cammino con loro, che sono quella parte di “pubblico” che andrebbe salvata, preservata e sostenuta.