Oggi ho scritto di getto una serie di cose, pensando ai miei amici.
Nella giornata di ieri però i pensieri erano diversi, più “personali”.
Nel video appare un’Annalisa con i capelli castani e corti, un paio di occhiali dorati e una faccia liscia esente da rughe. Sono io? Direi che “ero” io. Ero quella ragazza un po’ impacciata, bruttina e insicura, che cercava di affrontare il mondo e sopravvivere con tutte le sue forze.
Ero già andata a vivere da sola da qualche anno, avevo già lavorato e tremato quando in fondo al mese arrivavano i conti da pagare. Ero sopravvissuta a anni di studio e lavoro, lavoro e studio, resistendo alle sirene degli amici che cercavano di portarmi fuori nelle belle domeniche di giugno troppo vicine alle date degli esami di diritto privato (o qualche altro esame dello stesso peso).
Stavo ricostruendo una “me” che aveva bisogno di trovare radici e sopratutto una propria identità. Lo stavo facendo da sola, con i miei genitori il rapporto non era idilliaco ma sopratutto non avevano gli strumenti per potermi aiutare. Il loro orizzonte non era il mio, la loro visione tendeva a ridurre il mondo ad un monocolore che mi faceva diventare insofferente.
Se ripenso davvero a quel periodo, mi ricordo la fatica di essere studente lavoratore, la necessità di conciliare tempi e svaghi. Non so perchè, ma mi sembra di non essere mai uscita da quel loop…. solo che in seguito gli “svaghi” si son trasformati in figli e responsabilità relative… 🙂
Non tornerei indietro neanche se mi pagassero. Non farei di nuovo la fatica di consolidarmi in una serie di sicurezze che non sono comunque, per fortuna, mai abbastanza. L’Annalisa di allora è una copia sbiadita di quello che mi sento di essere diventata oggi. Sono contenta del percorso che ho fatto, di come ho affrontato alcune difficoltà, di come tutto quello che ho vissuto si è stratificato nel mio io per fare di me… l’Annalisa di adesso.
Certo non è stato facile. E’ tuttora durissima. A volte mi chiedo come sarebbe stata la mia vita senza un padre come il mio, senza Davide, ma è solo un pensiero fuggevole: la mia vita è stata ed è questa, non un’altra.
Mi guardo indietro osservando quell’altra me con simpatia, con indulgenza per i tanti errori fatti, sorrido per il carattere irruento, scontroso e permaloso che vive ancora sotto alcuni strati di diplomazia che l’età ha portato in dono; per ora resistono, in attesa di cedere all’essenzialità della vecchiaia, che riporterà alla luce i lati peggiori del carattere, ahinoi… Ma nessun rimpianto, nessuna nostalgia, se non per coloro che non hanno avuto la stessa nostra opportunità di mettersi alla prova con le fatiche del quotidiano. Tanta gratitudine, piuttosto, per tutti coloro che mi hanno accompagnato in quest’avventura, contribuendo a fare di me quella che sono.