Luana la incontro sempre dal parrucchiere. Ha il suo appuntamento fisso il sabato, sempre alla stessa ora, per stirarsi i capelli nerissimi, tagliati a caschetto Valentina, che sarebbero ricci siciliano. Mi ha fatto vedere la sua foto da giovane: una splendida ragazza con lunghi capelli mossi, occhi intensi e sopracciglia arcuate.
E’ sempre in giro con tacchi altissimi, minigonne e un canino: ha superato l’età della pensione, ma è sempre fiera del suo fisico magro ma formoso.
Sabato mi ha raccontata la sua storia: è rimasta vedova a 33 anni con quattro figli a carico (il primo figlio l’ha avuto a 16 anni). Il marito era progettista: per 17 anni hanno girato il mondo, dall’India all’Africa, dall’Asia al Medio Oriente. Lei ha imparato a parlare altre due lingue, oltre l’italiano. Si fermavano sui cantieri un anno, un anno e mezzo, poi ripartivano. Quando i due figli più grandi sono stati in età da superiori li hanno lasciati a Firenze, a studiare agli Scolopi, con la sorella di lei. Si facevano raggiungere durante le vacanze. Sono tutti nati in un paese diverso.
Il marito è morto in un incidente in Bangladesh: si è rotto l’albero motore del camion dove viaggiava, si sono ribaltati, ha battuto la testa, è annegato nel lago dove il camion è rotolato, insieme ad altri operai. Lei non ha avuto il coraggio di andarlo a vedere dentro il frigo dove l’avevano messo: si è avvicinata alla porta, con i due figli piccoli, ma proprio non ce l’ha fatta. “Adesso sono un po’ pentita di non averlo visto morto, ma allora proprio non ce la facevo”. L’ha sognato per mesi, perchè voleva farsi raccontare come era andato l’incidente. Quando poi lui gliel’ha raccontato, non l’ha sognato più. Ma ancora adesso, quando parla di lui, e sono passati lustri, ha lo sguardo addolorato e si sente che lo rimpiange.
Tornata in Italia, ha fatto un sacco di lavori, compreso un impiego nella clinica di Azzolina, il chirurgo (grazie alla sua conoscenza delle lingue). All’inizio stavano bene, poi i soldi son finiti, ma ha comunque cresciuto i suoi figli e dato loro una vita più che dignitosa.
Che dire? Ad incontrarla per strada, con i suoi tacchi alti, gli occhiali a vespa, le labbra ritoccate, si potrebbe pensare di tutto, certo non la storia che ho avuto il privilegio di ascoltare….
Sabato mi ha raccontata la sua storia: è rimasta vedova a 33 anni con quattro figli a carico (il primo figlio l’ha avuto a 16 anni). Il marito era progettista: per 17 anni hanno girato il mondo, dall’India all’Africa, dall’Asia al Medio Oriente. Lei ha imparato a parlare altre due lingue, oltre l’italiano. Si fermavano sui cantieri un anno, un anno e mezzo, poi ripartivano. Quando i due figli più grandi sono stati in età da superiori li hanno lasciati a Firenze, a studiare agli Scolopi, con la sorella di lei. Si facevano raggiungere durante le vacanze. Sono tutti nati in un paese diverso.
Il marito è morto in un incidente in Bangladesh: si è rotto l’albero motore del camion dove viaggiava, si sono ribaltati, ha battuto la testa, è annegato nel lago dove il camion è rotolato, insieme ad altri operai. Lei non ha avuto il coraggio di andarlo a vedere dentro il frigo dove l’avevano messo: si è avvicinata alla porta, con i due figli piccoli, ma proprio non ce l’ha fatta. “Adesso sono un po’ pentita di non averlo visto morto, ma allora proprio non ce la facevo”. L’ha sognato per mesi, perchè voleva farsi raccontare come era andato l’incidente. Quando poi lui gliel’ha raccontato, non l’ha sognato più. Ma ancora adesso, quando parla di lui, e sono passati lustri, ha lo sguardo addolorato e si sente che lo rimpiange.
Tornata in Italia, ha fatto un sacco di lavori, compreso un impiego nella clinica di Azzolina, il chirurgo (grazie alla sua conoscenza delle lingue). All’inizio stavano bene, poi i soldi son finiti, ma ha comunque cresciuto i suoi figli e dato loro una vita più che dignitosa.
Che dire? Ad incontrarla per strada, con i suoi tacchi alti, gli occhiali a vespa, le labbra ritoccate, si potrebbe pensare di tutto, certo non la storia che ho avuto il privilegio di ascoltare….