Sono seduta nella sala d’aspetto della riabilitazione. Con me una signora, di una certa età.
Parliamo del più e del meno, poi ad un certo punto comincia a raccontarmi la sua storia.
“40 anni fa, le cose non erano come adesso. Io ho dovuto lottare tanto.
Quando Linda ha avuto l’età per andare a scuola, contro il parere di tutti l’ho iscritta in quella più vicina a casa. Per farla accettare sono dovuta andare a parlare con il Preside, che ha cercato in tutti i modi di dissuadermi. Ma io non volevo mandarla nelle scuole che chiamavano “speciali”. Il primo giorno di scuola le ho messo il suo grembiulino, l’ho presa per mano e accompagnata. Gli altri genitori mi evitavano. Quando alcuni di questi si sono resi conto che i loro figli erano i compagni di classe della mia, hanno anche iniziato a protestare. Il secondo giorno di scuola Linda era in classe da sola. Gli altri genitori avevano impedito ai figli di andare, in segno di protesta. Non la volevano accanto ai loro figli, neanche avesse avuto una malattia infettiva. Ma la Sindrome di Down non è una malattia infettiva.
Sono stata testarda, ho continuato per la mia strada, Linda è andata a scuola come tutti. I genitori dei suoi compagni l’hanno sempre isolata: non è mai stata invitata a casa, a una festa, a un compleanno. Non importa. Ora sono un po’ stanca, sono passati tanti anni, e mi chiedo cosa farà mia figlia quando io non ci sarò più.”
Linda esce con un gran sorriso dalla stanza della riabilitazione, che frequenta per qualche problema di postura. La sua mamma si alza, un po’ a fatica, dalla sedia. Ci salutiamo, riprendiamo entrambe la nostra strada. E’ grazie a persone come lei che adesso Davide va a scuola con gli altri bambini, tutelato da una legge.